JACOPO MELE: CRESCERE ESPLORANDO NUOVI ORIZZONTI.

Intervista
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Jacopo Mele è CEO di Moonstone, VC che sostiene startup che risolvono problemi irrisolti, anche VP di AuroraFellows non-profit che investe incondizionatamente nella crescita degli imprenditori del futuro. Da 10 anni la sua missione è affiancare i leader nel creare vantaggio competitivo cogliendo le opportunità della digital economy. Siede nel board di aziende dei settori HealthCare, Automotive e Food.

Cosa significa per te "Essere Divergens"?
Significa essere aperti all'ignoto, ribelli, avere il coraggio e la determinazione di cercare sempre qualcosa di nuovo. Significa saper ascoltare, riconoscere il talento, apprezzarlo e valorizzarlo. Vuol dire avviare un percorso di crescita condiviso e accogliere con entusiasmo le conversazioni di valore che affrontiamo quotidianamente.

Quale pensi che sia il principale avversario da combattere per un Divergens?
Il principale ostacolo è la percezione di sé stessi nell'ambiente esterno. Essere fuori dagli schemi suscita interesse, ma può farti sentire diverso. La chiave è essere consapevoli del proprio valore e iniziare a costruire con ordine il proprio futuro per affrontare al meglio le sfide della vita.

Qual è l'esperienza più Divergens che hai fatto nella tua vita e/o nel tuo lavoro?
A 15 anni sono andato via di casa, e da quel momento ho capito che dovevo fare affidamento su me stesso e sulle persone che incontravo lungo il mio percorso. Gli ultimi 15 anni sono stati una montagna russa, passando dal videomaking alla consulenza strategica, fino ad arrivare al venture capital. Il Divergens che è in me mi ha sempre spinto a provare e fare cose nuove e fuori dal comune. Per me il motore è sempre stato la sperimentazione, insieme alla cultura e ai giovani talenti. Questo si riflette in tutto ciò che faccio, da Aurora a Moonstone.

In che modo cerchi di contagiare chi ti sta intorno a diventare Divergens?

Ponendo le domande giuste. Solo in questo modo si può avviare un percorso di crescita nella persona che hai di fronte. Un cambiamento non può essere imposto; deve nascere una scintilla spontanea nell’individuo. Solo le domande e l'ambiente a cui una persona si espone possono creare qualcosa di duraturo.

Cosa ritieni che possa frenare maggiormente le persone a essere Divergens?
Le persone non temono il cambiamento in sé, ma temono ciò che possono perdere abbandonando la loro quotidianità. Si inizia a diventare Divergens solo quando si accetta l’ignoto, soprattutto in giovane età.

E le aziende?
Direi che una classe dirigente spesso poco incline a iniziative che considerano il cambiamento come una crescita positiva. Non c'è generalmente consapevolezza di quanto si possa diventare attrattivi iniziando a pensare fuori dagli schemi.

E le istituzioni?
I problemi di aziende e istituzioni spesso sono i medesimi, ma in quest’ultimo le possibili soluzioni e iniziative si ritrovano ancora di più con i freni tirati.

Ci sono dei modelli culturali di Divergenza che andrebbero insegnati a scuola? Se sì, quali?
A mio avviso, bisognerebbe enfatizzare il concetto di Individualismo vs. Collettivismo: far comprendere ai ragazzi che solo circondandosi di persone stimolanti potranno mantenere acceso un fuoco individuale a beneficio della collettività. Vedo troppi giovani che si spengono, si siedono e fanno fatica a rialzarsi, proprio perché non hanno modelli di riferimento propri e non sono circondati da persone da cui possano trarre stimoli.

Qual è il retaggio culturale che cancelleresti con un colpo di spugna, se ne avessi l'opportunità?
Vorrei far capire ai ragazzi che il percorso di studi deve essere prima di tutto un percorso di crescita personale. Viviamo in una società molto diversa rispetto al passato, e parte della nostra soddisfazione personale deriva dalle esperienze parallele che viviamo insieme allo studio. Il lavoro dovrebbe nascere da queste esperienze e interessi, che coltiviamo come sogni nel cassetto. Non deve essere l’università a trovarti un lavoro; devi essere tu, nel corso degli anni e indipendentemente dal tuo campo di studio, a renderti attraente per il mercato.

Qualcuno un giorno scrisse «Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi». E se vogliamo che tutto cambi davvero, invece, cosa non dovrebbe rimanere com'è?
Mi immagino un mondo in cui ci sia maggiore consapevolezza riguardo ai grandi problemi irrisolti, come il cambiamento climatico, la salute e il progresso tecnologico. Immagino una quotidianità in cui la purezza delle relazioni sociali torni a essere al centro della nostra vita di tutti i giorni.

Egidio Alagia
Egidio Alagia

Founder & Managing Director, Divergens

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