Il denaro è uno specchio: riflette convinzioni, esperienze, contraddizioni e possibilità. Il sesto appuntamento di Disruption Is Female, il format realizzato insieme a Michaela Colombo, ha riportato ancora una volta al centro una delle domande più intime e complesse: che rapporto abbiamo, davvero, con i soldi? Attraverso le voci di tre professioniste che hanno scelto la strada dell’impatto e della libertà, l’incontro ha tracciato nuove traiettorie per ripensare il denaro in chiave personale, culturale e imprenditoriale.
Sul palco, tre donne che hanno fatto del cambiamento una direzione di vita: Marta Basso, Aram Chantal Mbow e Federica Simonetto. Storie diverse, ma unite da un filo comune: la consapevolezza che il denaro, più che un fine, è uno strumento – e come tale va conosciuto, gestito, talvolta persino rieducato.
Marta Basso, imprenditrice e founder di Brandplane, è cresciuta tra due modelli antitetici: da un lato un padre imprenditore abituato all’incertezza e all’idea che la vera ricchezza sia non sapere con esattezza quanto guadagnerai a fine mese; dall’altro una madre insegnante che considerava la stabilità economica una priorità assoluta. Se nella quotidianità Marta ha respirato soprattutto l’approccio materno, nel tempo ha scelto di seguire l’impronta paterna. Ma il percorso non è stato lineare: oggi definisce il suo rapporto con il denaro come in costante evoluzione, attraversato da momenti di riflessione: il denaro per lei non è né buono né cattivo. Non va santificato, ma nemmeno demonizzato. È un mezzo, e tutto dipende da come lo usi.
Aram Chantal Mbow, CEO di Innovamey e consulente per la sostenibilità, ha sempre voluto avere un impatto nel mondo. Cresciuta in una famiglia multiculturale, ha vissuto in diversi posti del mondo senza mai percepire la sua identità mista come una barriera, ma anzi come un’opportunità. Il denaro, però, è stato a lungo un argomento scomodo: desiderarlo era lecito, ma in casa non si diceva. Dopo un periodo di difficoltà, ha imparato molto su sé stessa e sul suo rapporto con il denaro. Oggi parla di denaro con rispetto e lucidità: è una cosa bella, ma richiede responsabilità. Bisogna imparare a gestirlo, senza smettere mai di imparare. E se lo hai, usalo, per fare del bene e generare impatto. Ma sempre con umiltà.
Federica Simonetto, laureata in fisica, è entrata nell’azienda di famiglia Serramenti Simonetto e ha successivamente fondato Lemonlights, una startup che monitora l’efficienza energetica di grandi aziende energivore. Cresciuta in un contesto dove il denaro era sinonimo di prudenza e riserva, ha interiorizzato fin da subito un principio chiaro: non serve accumulare ricchezza, ma saperla generare. Non aspettare che ti venga data – imparare a farla. Per lei il denaro è uno strumento per garantire autonomia, sostenere progetti, costruire sicurezza. Ma anche, ogni tanto, per regalarsi la possibilità di esplorare l’ignoto e provare qualcosa: spende per generare emozioni, esplorare e conoscere il nuovo.
Come sempre, Disruption Is Female si è concluso con una domanda solo in apparenza banale: what’s in your wallet? Federica ha mostrato un portacarte grigio, minimale, privo di contanti: solo le tessere indispensabili, e solo quelle che non si possono digitalizzare. Marta ne ha due: uno per le monete e pochi contanti, usato come strumento di autodisciplina, l’altro, più classico, contiene le sue carte e i documenti essenziali. Aram, infine, ha un portafoglio vivace e colorato, pieno di tessere, biglietti da visita e dodici card sanitarie per i figli in diverse lingue: un archivio itinerante che racconta vite intrecciate, lavoro e famiglia, identità multiple e visione.
Le storie di Marta, Aram e Federica ci ricordano che parlare di denaro non è mai solo una questione economica: è un atto di identità, un gesto culturale, un esercizio di responsabilità.
Ogni donna salita sul palco ha condiviso non solo un pezzo della propria esperienza, ma anche un modo nuovo di stare al mondo. Fatto di pragmatismo, disciplina, libertà e gioco. Perché imparare a guardare in faccia il denaro è anche un modo per imparare a guardare, con più sincerità, sé stesse.