Era un sabato sera, eravamo all'interno di una scuola di danze irlandesi ma (purtroppo o per fortuna) non siamo venuti per ballare. Ci trovavamo qui perché è in questa location che si è svolta la prima bonus track del nostro format Bookowski: Not The Ordinary Cafè Letterario. Quale miglior luogo per parlare della storia di uno dei più grandi cantautori irlandesi?
“Un visionario, un poeta, un ribelle, una delle figure più carismatiche che la storia della musica ci ha consegnato”, così Andrea Rock, l’ospite della serata, definisce Shane MacGowan nella prefazione del libro che racconta la sua storia: Una pinta con Shane MacGowan di Victoria Mary Clarke e Shane MacGowan (Tsunami Edizioni).
La serata era avvolta da un’atmosfera unica, carica di emozioni e curiosità. Nonostante fossimo lontani dall'Irlanda, la magia della musica e della letteratura ci ha trasportati proprio lì, nel cuore pulsante della cultura irlandese. Andrea Rock, con la sua passione contagiosa, ci ha guidati alla scoperta di Shane MacGowan, un personaggio che, nel bene o nel male, non ha mai smesso di lasciare un segno indelebile.
“La storia di Shane è la tipica storia irlandese, dolorosa e piena di ostacoli ma con la consapevolezza che nella vita bisogna combattere”, ha sottolineato Andrea Rock. Shane, personaggio sicuramente divergente, decide all’inizio della sua carriera di fare una delle scelte meno scontate del mercato musicale: mette in piedi a Londra una band che fa musica tradizionale irlandese negli anni ‘80, gli ormai leggendari Pogues, e così rivoluziona una cultura.
In un’epoca in cui il punk dominava la scena musicale londinese, Shane riuscì a intrecciare le radici della musica folk con l’energia e l’irriverenza del punk, creando un genere che ancora oggi vibra di autenticità. La sua decisione di portare avanti la tradizione irlandese, mescolandola con la ribellione del suo tempo, ha contribuito a ridefinire il concetto stesso di musica folk, rendendolo accessibile anche alle nuove generazioni.
In particolare, il libro di cui abbiamo parlato durante la serata è una conversazione stimolante e intima tra Shane e Victoria Mary Clarke, una fan e giornalista che poi è diventata sua moglie. La narrazione è impreziosita da aneddoti personali, riflessioni profonde e spaccati di vita vissuta che offrono uno sguardo senza filtri sulla vita di un artista straordinario e controverso.
Se digitate il suo nome su un motore di ricerca, le immagini di Shane che vi si paleseranno davanti lo ritraggono spesso con un volto deturpato dall’alcool e dalle droghe. Tuttavia, come ha spiegato Andrea, “da questi scatti non si percepisce il guizzo e la genialità di un uomo che ha scritto delle pagine bellissime della storia della musica, parlando spesso, nei suoi testi, anche di politica e attualità. Perché serve ogni tanto qualcuno di divergente che faccia arrabbiare i tradizionalisti per cambiare magicamente il corso della storia”.
Durante l’evento, Andrea ha condiviso un episodio particolarmente emozionante: nel 2009, durante un festival, ha avuto l’opportunità di incontrare Shane MacGowan. Raccontandoci di quel momento, ha ammesso: “Stavo vivendo uno shock. Trovarmi accanto a uno dei miei miti era qualcosa di indescrivibile”. Questo incontro ha rappresentato per lui una conferma della forza e della fragilità che convivono in artisti del calibro di Shane.
MacGowan è un artista maledetto, un poeta ribelle che ha combattuto con i suoi demoni interiori anche attraverso la musica. Nei suoi testi ha raccontato con onestà il dolore e le difficoltà che hanno segnato la sua vita. Non ha mai cercato di nascondere i lati più oscuri della sua personalità, dimostrando che, a volte, è proprio dalla sofferenza che nascono le opere più autentiche.
E mentre lasciavamo la scuola di danze irlandesi, il pensiero di Shane, dei suoi Pogues e della loro musica rivoluzionaria continuava a risuonare nella nostra mente, accompagnandoci nel freddo della notte come un caloroso abbraccio irlandese.